La Carrozzeria Italiana ed il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este

Quello di Villa d’Este è forse il più tipico tra i molti Concorsi di Eleganza che fiorirono in Europa tra gli Anni ’20 e i ’50. Nato nel periodo di massimo fulgore della Belle Epoque, a ridosso della crisi del 1929, si svolgeva in una zona dedita al turismo di lusso, pur restando vicina ad una grande e ricca città. Esso inoltre era l’espressione diretta di una fiorente industria automobilistica nazionale e soprattutto di una feconda industria della carrozzeria. Solo la Francia potè competere, con i Concorsi di Biarritz e della Costa Azzurra.

Prima che l’automobile desse vita alla grande industria globalizzata che conosciamo oggi, le Case –e soprattutto quelle dedite a prodotti di gamma alta- progettavano e costruivano solo l’autotelaio, cioè la parte meccanica. I loro facoltosi clienti si rivolgevano poi ad una serie di artigiani, o piccoli industriali, che realizzavano una carrozzeria su ordinazione e su misura per loro.

Talvolta allestivano delle piccole serie di qualche decina di unità, ma queste erano sempre personalizzabili a seconda dei gusti del cliente. Come un sarto, il carrozziere doveva fare l’equilibrista facendo convivere le esigenze del cliente con le tendenze stilistiche del momento, le sue bizze con i budget, il suo eventuale cattivo gusto con la difesa della propria reputazione.

I più bravi riuscivano a farsi strada grazie alle loro qualità ed al passaparola fatto negli ambienti giusti dagli stessi clienti. Questo strano mondo aveva le sue regole e le sue liturgie, e tra queste vi erano i Concorsi d’Eleganza, delle vere e proprie sfilate di moda per automobili. Qui venivano lanciate le nuove tendenze e raccolti gli ordini dei clienti.

Il Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, la più importante rassegna italiana, ha quindi contribuito in modo determinante allo sviluppo ed al successo dei Carrozzieri italiani negli anni tra le due Guerre Mondiali. La scuola italiana è rapidamente diventata la più importante del mondo, per la sua capacità di ricercare ed innovare, sia nello stile che nella parte tecnica.

L'Arte Carrozziera italiana ha ben rappresentato la nostra creatività ed attitudine alla produzione di oggetti che unissero la ricerca formale a quella funzionale, anticipando il boom del Design Italiano degli anni '50 e '60, nonchè quello degli Stilisti di moda partito negli anni '70. Infatti, prima del ‘boom’ gli unici stilisti italiani conosciuti nel mondo erano Alessio, Farina, Castagna, Sala, Bertone, Zagato, Pinin Farina, e la Carrozzeria Touring. Ne consegue che Villa d’Este ha avuto un ruolo non secondario nell’evoluzione della Carrozzeria e dello stesso Design italiani.

L’Alfa Romeo e la Carrozzeria Touring.

Fondata nel 1910, l’Alfa Romeo occupò da subito un ruolo preciso nell’olimpo delle automobili di lusso e sportive. Pur diventando una imponente industria meccanica, dedita principalmente ai motori aeronautici, essa mise a punto una serie di automobili ‘assolute’, tra le quali le 6C e le 8C disegnate dal geniale ingegnere Vittorio Jano. Nelle mani dei grandi campioni degli anni ’30, tra cui i professionisti come Nuvolari e gli aristocratici appassionati –ma non per questo meno efficaci- come Varzi, Brivio, Cornaggia Medici, Lurani tanto per citarne alcuni, le Alfa vinsero tutto e batterono tutti. Dopo la 1500, la 1750 e la 2300, la linea delle 6C (dotate di motore a sei cilindri) raggiunse il suo apice con la 2500, lanciata a fine anni ’30 con una serie di raffinatezze meccaniche eccezionali. Fu proposta in tre versioni: Turismo, S e SS. Quest’ultima aveva un telaio accorciato e un motore più spinto, con tre carburatori. Le 2500 SS da corsa ebbero una breve ma fulgida stagione sportiva, interrotta dalla guerra. Alla fine delle ostilità, l’Alfa Romeo ripropose i modelli precedenti, mentre si preparava alla produzione in grande serie che sarebbe stata lanciata negli anni ’50.

Tra gli specialisti che meglio interpretarono le Alfa di quel periodo, spicca la Carrozzeria Touring, fondata da due professionisti che appartenevano all’alta borghesia milanese, e che seppero farla fiorire infondendole quella eleganza discreta, quello studio delle forme e delle strutture, quella sensibilità alle esigenze della produzione e dell’utilizzo, che hanno da sempre caratterizzato la scuola milanese di architettura e di design.

L’Alfa Romeo 6C 2500SS Coupé Villa d’Este

Subito dopo la guerra, si evidenziarono una serie di nuove tendenze stilistiche, che seguivano la generale semplificazione della società e degli stili di vita che erano stati determinati dal lungo conflitto. Le carrozzerie si fecero più semplici e meno ornate, ed agli arzigogoli stilistici gli specialisti iniziarono a preferire innovazioni che rendevano più facile la costruzione, o più confortevole la vita a bordo.

L’esempio più lampante sta nella scomparsa dei parafanghi separati, e la loro graduale incorporazione nella fiancata della macchina. Eliminando il famoso predellino (l’ultimo a morire fu quello della Volkswagen…) l’abitacolo poteva allargarsi di 30/40 centimetri, regalando maggiore spazio e comodità all’interno. Touring fu, con Pinin Farina, tra i protagonisti di questa evoluzione, e si cimentò con particolare impegno su una serie di telai Alfa Romeo 6C 2500, carrozzati tra il 1947 e il 1949.

Ogni vettura rappresentava un piccolo passo avanti, con la soluzione di una qualche incongruità e, esemplare dopo esemplare, Carlo Felice Bianchi Anderloni (il titolare e stilista della Carrozzeria Touring) si avvicinava sempre di più alla perfezione. La coupé che fu presentata al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este del Settembre 1949 dalla Signora Fontana aveva raggiunto quella perfezione: con due (apparentemente) semplici dettagli, la profilatura che dai lati del cofano scendeva lungo la calandra allargandosi poi in corrispondenza dei paracolpi, ed i profili che sottolineavano i passaruota, la vettura perse tutta la pesantezza derivante dalla nuova fiancata liscia e priva di parafanghi modellati, e acquistò una eleganza ed una grazia tutta nuova.

Il pubblico del Concorso lo capì e ne decretò il successo con il Gran Premio del Referendum. Questo successo fu poi amplificato dalla stampa e dal pubblico, tanto che fu deciso di allestire una piccola serie di circa trenta vetture identiche e di battezzarle “Coupé Villa d’Este”. Dato che quella del 1949 fu l’ultima edizione del Concorso d’Eleganza di Villa d’Este, quella vettura rimase per sempre l’ultima e definitiva trionfatrice della rassegna lariana.

DIDASCALIE FOTO

Al Concorso d’Eleganza di Villa d’Este del 1931 questa stupefacente Alfa Romeo 6C 1750 GS carrozzata da Touring e battezzata “Flying Star” vinse la Coppa d’Oro del Referendum, diciott’anni prima della 6C 2500 SS “Villa d’Este”.

Al Concorso del 1935, una Alfa Romeo 6C 2300B di Pinin Farina, fotografata ai piedi della Scalinata di Ercole, nei Giardini di Villa d’Este. L’automobile sportiva era ormai diventata chiusa, dando vita alla “berlinetta”.

Nello stesso anno della “Villa d’Este”, la Carrozzeria Ghia presentò questa ponderosa berlina sul telaio della 6C2500. La lunghezza del telaio, la necessità di spazio interno e soprattutto il non ancora risolto utilizzo della fiancata liscia determina questo risultato che oggi ci pare non riuscitissimo. La giuria del tempo fu di diverso avviso e le tributò due premi.

Il confronto con il capolavoro di Carlo Felice Bianchi Anderloni, qui ritratto a Villa Olmo durante il Concorso del 1949, dimostra come con le proporzioni più raccolte del telaio corto e la sapiente visione estetica abbiano determinato il risultato opposto: una vettura che, pur non vincendo premi ufficiali, è stata incoronata dal pubblico e dalla storia.

Le foto sono tratte dal libro "Villa d'Este - the Italian Concours" (Le Edizioni dell'Opificio)